L'Accordo di Libero Scambio (Free Trade Agreement – FTA) UE-Corea è entrato in vigore in via provvisoria nel Luglio 2011 e formalmente il 13 Dicembre 2015, a seguito della ratifica da parte degli Stati Membri dell'Unione Europea. Il report di Confindustria intitolato "Accordo di Libero Scambio UE-Corea - Settembre 2016" prende in esame i dati degli scambi Italia-Corea nei primi 4 anni di attuazione dell'Accordo (2011-2015) e li raffronta con quelli registrati nei 12 mesi precedenti l'entrata in vigore.
BOOM DELL’EXPORT DEL MADE IN ITALY IN SUD COREA
In sintesi, tra il 2010 (quando il FTA non era ancora in vigore) e il 2015 le esportazioni della UE verso la Corea sono aumentate del 55%: più nel dettaglio, le vendite di beni interamente e parzialmente liberalizzati sono aumentate, rispettivamente, del 57% e del 71%.
Nello stesso periodo, il saldo della bilancia commerciale dell’UE verso la Corea è passato da un deficit di 7,6 miliardi di Euro ad un surplus di 7,3 miliardi, con una quota UE sulle importazioni coreane passata dal 9% al 13%. Considerando i dati di export per ciascun settore di attività, gli incrementi sono stati significativi, a partire dall’anno di entrata in vigore del FTA, in tutti i settori manifatturieri tradizionali del Made in Italy. In particolare, dal 2011 al 2015 le calzature hanno registrato un balzo in avanti del 99%, l’abbigliamento del 73% ed i lavori di cuoio e pelle del 37%. La crescita non è stata costante nel periodo considerato: dopo una fase iniziale di boom, si è verificato un rallentamento a cavallo di 2012 e 2013, con una successiva accelerazione già a partire dal 2014.
VANTAGGI DELL’ACCORDO ANCORA DA COGLIERE
Finora i dati oggettivi. Tuttavia, il risultato più sorprendente deriva dall’analisi delle potenzialità che ancora non sono state sfruttate a seguito del FTA. A livello europeo, partendo da una stima delle esportazioni potenziali con regime preferenziale, l’indice di utilizzo dell’Accordo da parte delle imprese è pari, nel 2015, al 68,5% (a fronte di un indice di utilizzo da parte delle imprese coreane, nel 2014, pari all’84%). In tale contesto, il valore stimato per l’Italia è pari al 58,7%, inferiore alla media europea. In particolare, l’esenzione dei dazi non utilizzata è quantificabile, per il nostro Paese nello stesso anno 2015, in 146,1 milioni di Euro.
CRESCITA DELLA DOMANDA DI BENI DI LUSSO
Un migliore sfruttamento del nuovo regime preferenziale è particolarmente auspicabile per il settore dei beni di lusso. Secondo una recente ricerca condotta da Contact Lab ed Exane BNP Paribas, dal titolo “Luxury in…South Korea”, il mercato sud-coreano è, per molti aspetti, ormai assimilabile a quello occidentale, con queste caratteristiche:
MERCATO DEL LUSSO IN SUD-COREA
La ricerca in oggetto conta, in Sud Corea, la presenza di 676 punti vendita monomarca nell’ambito del campione di imprese indagato: la grande maggioranza di questi (70%) è concentrata nei department store.
In particolare, il mercato dei beni di lusso ha le seguenti caratteristiche:
Le figure riportate di seguito, tratte dal report di Contact Lab e Exane BNP Paribas, propongono infine:
Fonti dei testi e delle immagini: