La Regione Emilia-Romagna punta a valorizzare la sua Fashion Valley

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La Regione Emilia-Romagna punta a valorizzare la sua Fashion Valley

Il sistema moda dell'Emilia-Romagna conta 7.200 aziende manifatturiere, 52.000 addetti ed un export complessivo - registrato da un numero di imprese pari al 9% totale di settore - di 4,6 miliardi di Euro. Oltre alla miriade di piccole imprese, spesso riunite in distretti, sono attivi in regione grandi marchi internazionali. Grandi, medie e piccole imprese formano una filiera che ha sofferto più delle altre la crisi di competitvità del nostro sistema produttivo (i dati Unioncamere Emilia-Romagna segnalano che la produzione è calata del 42% dal 2003 al 2015, contro una media del manifatturiero pari a -16,7%, e che il numero di aziende è calato del 14,8%). Alla luce di queste informazioni, si è svolto a Bologna, lo scorso 4 Luglio 2016, un tavolo organizzato dalla Regione Emilia-Romagna per discutere delle strategie di valorizzazione del sistema moda. Il convegno ha visto la partecipazione come relatori di alcuni piccoli e medi imprenditori che hanno sede nei più importanti distretti dell'Emilia-Romagna: Matteo Spaggiari di Maison M, Marco Gasparini di Ribelle e Claudio Onofri di Alea Fashion. Sono, inoltre, intervenute le associazioni di rappresentanza della filiera: Barbara Maccato di Confartigianato, Stefania Gamberini di CNA e Mario Chezzi di Sistema Moda Italia.

Dal lato istituzionale, l'Assessore regionale alle Attività Produttive, Palma Costi, ha presentato le istanze del sistema produttivo emiliano-romagnola al Sottosegretario all'Economia, Paola De Micheli. In particolare, la Regione è impegnata a sensibilizzare il Governo sull'opportunità di includere a pieno titolo gli investimenti in "ricerca stilistica" - design, ideazione e realizzazione dei campionari, ricerca di nuove tendenze, ecc. - fra quelli oggetto di agevolazione attraverso il credito di imposta sulle spese in R&S (bonus quinquennale pari al 25% delle spese incrementali in ricerca e innovazione). L'urgenza è data, nello specifico, da un conflitto di interpretazione fra circolari del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'Agenzia delle Entrate.

Il Sottosegretario De Micheli ha ricordato la strategia del Governo mirata sia alla domanda (con politiche fiscali a vantaggio dei consumatori), sia alla creazione di un moderno mercato dei capitali al servizio delle PMI in alternativa alle fonti bancarie, sia alla rivitalizzazione dell'offerta attraverso le politiche per le imprese (taglio IRAP sul lavoro, sgravi per nuove assunzioni, Patent Box, ecc.). Sul credito d'imposta in ricerca da estendere alla moda, il Sottosegretario si è impegnato a tentare di superare l'impasse già a partire dal Decreto Competitività che il Governo prevede di licenziare a Settembre 2016. Sulle politiche per l'internazionalizzazione, Paola De Micheli sottolinea che la cabina di regia per la promozione del sistema produttivo italiano debba, nel rispetto delle autonomie territoriali, rimanere saldamente in capo al Governo. Per ovviare al nanismo delle imprese italiane, lo stesso Governo riconosce l'efficacia - pur non immediata - delle Reti d'Impresa, che consentono alle singole imprese di promuovere all'estero - in una logica di filiera - le proprie produzioni con la necessaria massa critica, conservando tuttavia la propria autonomia senza snaturarsi. 

In conclusione, l'Assessore Costi ha ribadito il valore strategico che la Regione attribuisce alla filiera della moda, considerata a pieno titolo la "Fashion Valley", testimoniato dal suo inserimento nella Strategia di Specializzazione Intelligente dell'Emilia-Romagna all'interno dell'ampio e variegato settore dell'economia creativa. Ha inoltre testimoniato di un sistema produttivo che crea innovazione al pari di quelli a più alta intensità di tecnologia, anche a prescindere dalla ricerca stilistica: gli esempi spaziano dai tessuti intelligenti all'utilizzo sempre più diffuso della stampante 3D, fino all'ottenimento di importanti brevetti. Sulle politiche per l'internazionalizzazione, la Regione è impegnata, oltre che a promuovere la presenza all'estero di imprese e aggregazioni che già esportano, anche a sostenere - attraverso uno specifico "incubatore" - l'internazionalizzazione di quelle che ancora non sono presenti sui mercati internazionali. 

Un'altra opportunità di sviluppo - verso cui la Regione sta indirizzando programmi e risorse - della Fashion Valley è rappresentata dalla presenza sempre più diffusa di scuole di moda e di centri di formazione e di documentazione sulla storia, le tecniche e le tradizioni della filiera nei singoli territori alla stessa vocati. E' possibile citare, a tal proposito, la Modateca Deanna di San Martino in Rio (RE), l'Angelo Vintage Archive di Lugo ed il CERCAL di San Mauro Pascoli (RN). Di prossimo avvio sono i progetti relativi alla Fondazione Fashion Research Italy (Bologna) promossa da Alberto Masotti in collaborazione con l'Università di Bologna, la cui inaugurazione è prevista per la primavera 2017, i Musei della Calzatura promossi a San Mauro Pascoli da Baldinini sempre in collaborazione con l'Alma Mater, ed il nuovo Campus del Fashion a Carpi.   

Fonti del testo:

  • Video del convegno sul sito della Regione Emilia-Romagna
  • Articolo "Nasce la fashion valley emiliana" sul Sole 24 Ore del 28 Agosto 2016

Guarda il video del Convegno: