COVID: prime valutazioni di impatto sui settori del Made in Italy

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COVID: prime valutazioni di impatto sui settori del Made in Italy

La previsione di caduta del fatturato delle imprese manifatturiere italiane in questo drammatico 2020 è a doppia cifra: -15% secondo l’ultimo “Rapporto Analisi dei Settori Industriali” realizzato da Prometeia e Intesa Sanpaolo (maggio 2020). Un calo solo parzialmente recuperato, stima sempre il Rapporto, nel 2021 (+5,3%) e poi con una crescita annua di circa il 3% annuo fino al 2024. 

 

Non mancano, tuttavia, gli spunti positivi per trarre dalla crisi nuova linfa per ripartire. È infatti il momento giusto per accelerare la modernizzazione e l’innovazione digitale delle aziende, accompagnata da una decisa riconversione alle tecnologie green, facendo perno sulla maggiore resilienza del tessuto imprenditoriale rilevata rispetto alla grande crisi del 2009. La stima sull’export manifatturiero italiano non si discosta troppo da quella sul fatturato: una flessione del 13,5% ben inferiore, tuttavia – sottolinea il Rapporto – a quella del 20% registrata nel 2009, e recuperabile con relativa rapidità. 

Anche per la moda, la chiave per la ripartenza può venire dalla nuova tendenza, indotta dalla pandemia, ad una maggiore regionalizzazione delle catene del valore. Il Made in Italy, in questo nuovo scenario, potrà giocare un ruolo importante. Si parte, però, da una previsione assai fosca: il sistema moda è tra quelli che subiranno la caduta di fatturato più pesante nel 2020 (-18,6%), sia in termini di consumi interni che di export. Purtroppo, la moda è anche tra i settori che si dimostreranno più lenti nella ripresa di medio termine. Tra i vantaggi che potranno essere colti in questa lunga transizione, il Rapporto cita i probabili fenomeni di near-shoring ovvero di riavvicinamento ai mercati e ai fornitori meno distanti, limitati a una dimensione continentale, più ricettiva e meno rischiosa per i produttori di Made in Italy.

 

 

 

 

 

 

 

 

 Fonte dei grafici: Prometeia

I consumi torneranno “normali” solo nel 2024, comunque mutati nella composizione a seguito dell’esperienza del COVID: anche la moda potrà fruire di una nuova sensibilità per la salute e il benessere e di un nuovo valore attribuito alla casa e al comfort domestico.

Considerando i singoli territori regionali italiani, Prometeia colloca l’Emilia-Romagna al primo posto per vulnerabilità alla crisi del COVID. Tale primato è dovuto a un peso molto elevato (40%) dell’export sull’economia regionale e ad una concentrazione in settori, tra cui il sistema moda, che soffrono più di altri la contrazione della domanda estera. La tradizionale dinamicità internazionale dei distretti e dei cluster produttivi emiliano-romagnoli rappresenta, in questo frangente, un fattore di rallentamento della ripresa.

La stessa dinamicità consentirà alle PMI regionali, tuttavia, di cogliere le nuove opportunità tecnologiche e di cambiare pelle ancora una volta. 

Fonti dei testi e dei grafici: